Odio le interrogazioni. Odio essere interrogata. ("Io non voglio comperare né essere comprato"). E oggi è proprio quel giorno lì, quello in cui devo interrogare in tutte le classi, e questo mi crea un lungo elenco di scompensi.
SCOMPENSO N. 1: Che potremmo anche intitolare "cercavi giustizia, ma incontrasti... la legge". Perché io so perfettamente chi meriterebbe e chi no, chi si sta impegnando, chi ci prova con tutto se stesso, chi possiede il libro, chi lo ha aperto almeno una volta. "Io so, perché sono uno scrittore". Ma so anche che andrà tutto a rovescio, "non è sempre vero che il gioco è dei furbi, non è scontato che sia così" ma il più delle volte ahimé è proprio scontato che sia così, e dunque mi ritrovo con le lettere dell'alfabeto non collocabili (X,Y,J,W,Z) che con giochi di prestidigitazione mi snocciolano imperatori come fosse un rosario, Piripicchio e Piripacchio che saltellano tra Don Chisciotte, Orlando (ooh prof anche io sono stato furioso per amore!) e i pidocchi come esperti di parkour, e Studenti Diligenti e tutte quelle belle letterine facili facili, non dico proprio A e B, ma almeno F, R, T, cose così, che restano muti, si stracciano le vesti, implorano pietà. E io devo essere implacabile, non posso cedere, magari solo un pochino, mezzo voto se mi giuri se mi prometti, ma non di più. E qui si va allo scompenso numero 2.
SCOMPENSO NUMERO 2: Che potremmo anche intitolare "se fossi stato al vostro posto, ma al vostro posto non ci so stare". Purtroppo in quel posto, che non è niente di volgare ma resta una cosa terribile, invece ci sto. Dall'altra parte di una barricata. Al di qua di una trincea scavata da qualcuno che non sono io e che magari mi sta pure sulle scatole. Con il lato oscuro della forza. Insomma il ruolo del giudice. Continuo a ripetermi come un mantra che devo, che lo faccio per il loro bene, che è necessario lavorare e sudare per crescere, che ci vuole spirito di sacrificio, che regalare voti è fargli del male, insomma lo so che "I have to be cruel only to be kind". Però soffro. Soffro terribilmente nel farlo. E questo, come potete ormai facilmente immaginare, è legato allo scompenso numero 3.
SCOMPENSO NUMERO 3: Io ho l'incubo di essere, a mia volta, interrogata. Mi è capitato a scuola, naturalmente, quando ero studentessa, ogni santissima volta, ogni esame, ansia, paura e angoscia, facciamo l'università e soffriamo ancora, facciamo il dottorato così sono altri tre anni di pene infernali, iscriviamoci alla british school, al master di sta cippa, invischiamoci in interrogazioni seriali, che poi quando finiscono iniziano i colloqui di lavoro, interrogazioni che diventano interrogatori, si sente motivata, perché vuole fare questo lavoro, sarebbe disposta a trasferirsi a prostituirsi a travestirsi da panda maior a ferragosto? E così si precipita in un vortice in cui tutti, tutti ti interrogano, e scavano nei tuoi abissi, frugano tra gli scheletri dei tuoi armadi, Che pizza vuole? Bollicine o fermo? mare o montagna? Ce l'ha il biglietto dell'autobus? Codice fiscale? Chi le ha dato la patente? E tu non sai, non ricordi, vorresti dire una pizza qualunque, io veramente avevo chiesto una coca e come sempre "voglio andare al mare, quest'estate voglio proprio andare al mare", il biglietto ce l'ho ma lei mi mette l'ansia e non lo trovo, il codice che? Alla patente mi hanno bocciato due volte e però resto più umile e più simpatica di tutti voi, giudici invadenti, mostruose guardie delle nostre fobie, insegnanti appesi alla scala docimologica come me al quadro svedese - era il 1984, avevo 9 anni, avrei potuto vincere i regionali di ginnastica artistica, ma ho fatto l'errore di guardare giù, verso la giuria, mi è presa una vertigine, io non soffro di vertigini, deve essere stato il peso di tutte quelle domande, dei peccati anche quelli che non ho commesso, sono stata io, non ce l'ho il biglietto, "Ajeje Brazorf", sapete che c'é? Adesso la chiudo qui e scendo come una novantenne dalla scaletta della piscina comunale, basta che nessuno mi interroghi più.
Voto: 4
GIOCHINO: I virgolettati sono tutti da musicacentopercentoitaliana, tranne una celebre frase di un ancor più celebre scrittore, regista, attore ecc. anch'esso italiano, una frase da una celeberrima opera teatrale di un sommo sommissimo inglese, il nome di di un personaggio inventato da un trio comico che amo molto. Chi le indovina? Si, vi sto interrogando brutti scansafatiche! Chi googla 2, senza pietà.
Mi pare giusto, Ajeje uno di noi! 😂
ho preso 2+ "Ajeje Brazorf", che non so quanto vale...
Conosco solo Ajeje Brazorf 😂